
Il tennista numero 8 al mondo, Lorenzo Musetti, che nel cuore degli italiani sta disputando il primo posto a Jannik Sinner, ha dichiarato in un’intervista di non aver mai letto un libro. «A me – ha detto testualmente – manca il rumore della pallina se per un po’ non lo sento, accompagna la mia vita. Per me è una melodia, sono cresciuto con la musica di mio papà Francesco, operaio alle cave di marmo, molto Lucio Battisti, Luciano Ligabue, gli U2. Le canzoni sono il sottofondo nelle pause e alla vigilia degli incontri. Non leggo libri, non seguo serie tv, non gioco alla playstation, mai avuta una. Sono proprio vintage». Secondo dunque l’atleta che gli americani, per il suo aspetto fisico, ritengono pari a un divo del cinema, si è vintage se non si leggono innanzitutto libri: quelli ovviamente che non sono testi scolastici, perché nel 2021 Musetti ha conseguito la maturità al Liceo linguistico di Cecina con un punteggio di 97/100 e si è iscritto anche alla Facoltà di Scienze motorie. I libri che l’astro ormai nato e consolidato del tennis mondiale non legge sono dunque romanzi e saggi, da accostare alla playstation e alle serie Tv come forma evidentemente preferibile di relax.
Colpisce non tanto l’accostamento che Musetti fa tra libri e playstation quanto l’idea che si possa essere vintage non leggendo romanzi o saggi. Ora, dal momento che il termine “vintage” indica una moda passata e rimpianta per la sua grazia, l’eleganza e la preziosità, sarebbe da credere, nella prospettiva di Musetti, che la lettura di intrattenimento sia riservata a sciattoni e poveri di spirito, gli stessi che magari passano le giornate a giocare al Pc e si imbarcano in estenuanti binge-watching, mentre di converso chi ascolta “canzoni”, Lucio Battisti, Ligabue e gli U2 si procuri “il sottofondo” del migliore stato d’animo. E’ vero che a un atleta come a un artista non si chiede di essere colto, ma bravo, però sono capaci per il loro successo di fare apparire la loro vita e la loro condotta come un modello da emulare. Chi segue e ascolta Musetti può dunque derivarne il convincimento che i libri non servano a niente, convenendo che in realtà tali sono la playstation e le serie Tv, mezzi di svago che distolgono e distraggono dai veri obiettivi da raggiungere.

Per fortunata coincidenza, è capitato che in questi giorni un altro atleta, un calciatore del Manchester City, Gabriel Han Willhoft-King, ha lasciato il calcio professionistico per iscriversi alla Facoltà di Giurisprudenza ad Oxford. Ha diciannove anni e non ventitré come Musetti, non è arrivato a giocare in prima squadra con Guardiola, ma era considerato un’autentica promessa, tanto da essere chiamato nella Nazionale Under 21 inglese. La passione per il calcio ha dovuto recedere in lui davanti all’amore per i libri. «Preferisco i libri» ha dichiarato, intendendo anche quelli non accademici, considerato che quelli giuridici sono i più suggestivi e meno tecnici tra i testi di tutte le materie specialistiche. Gabriel Han Willhoft-King costituisce il contraltare di Lorenzo Musetti, ma si può essere certi che ben pochi loro coetanei sarebbero pronti a seguire l’esempio del secondo, nella speranza tuttavia che altrettanto pochi siano quanti sarebbero d’accordo con Musetti in fatto di libri.
