Da caso politico a caso giudiziario fino a diventare un caso clinico. Vittorio Sgarbi, ricoverato al Gemelli di Roma a febbraio per una grave depressione, è stato dimesso dopo circa due mesi in condizioni tali da rilasciare, proprio alla vigilia delle elezioni nelle Marche, lucidissime interviste, proporsi come assessore regionale ad Ancona, annunciare il ritorno ad Arpino come sindaco, andare a votare, promettersi di scrivere nuovi libri, pensare a sposarsi, prepararsi ad affrontare due processi, avere tempo per battibeccare con una figlia. Se il suo non è stato un miracolo, allora il Gemelli è l’Eldorado della salute: si entra Billy Bibbit e in poche settimane si esce Jane Ayre. Una persona con la forma depressiva che ha avuto lui può in due mesi soltanto essere stabilizzata, ma certamente non messa in grado di svolgere un’attività fisica e mentale che richiede ben altro che un mantenimento farmacologico a domicilio. Finora abbiamo saputo che la depressione tende in chiunque a cronicizzarsi e richiede anni e molte volte decenni per permettere il minimo indispensabile per condurre una vita se non attiva perlomeno cosciente. Dobbiamo prendere atto che al Gemelli fanno miracoli e compiacerci che Sgarbi, smagrito e più giovanile, sia tornato tra le capre.