
Stagione dopo stagione, Maurizio Crozza diventa una crosta. La prima puntata della ripresa autunnale sul Nove è apparsa stanca, senza mordente, stucchevolmente ripetitiva nella riproposizione di figure come Urso, De Luca e Feltri, fin troppo spremute per dare ancora qualche succo. Il ritorno di Bersani, la solita tirata sulla Meloni e Salvini, quella saputa sul papa (il nuovo che scimmiotta il vecchio): è sembrato di vedere l’ultima puntata stirata della passata serie. Le novità hanno riguardato solo la parodia di “Grado zero”, la trasmissione crime di Gianluigi Nuzzi, risultata appunto una parodia e non uno sketch chiamato a far ridere. Non c’è stata una sola battuta che abbia davvero divertito qualcuno, in compenso sono aumentate la coprolalia, le canzoni mimo di dieci anni fa con testi da dopolavoro e le chiamate di applausi per autori, pulizieri e portieri. Se non si rinnova subito e bene, Crozza rischia di rimanere con i soli suoi “fratelli”: il fido Zalone e l’impalpabile Belfiore.